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Crisi energetica e delle materie prime. Ritornano i fantasmi del 1973?

Costi del petrolio e del gas alle stelle. Che legame con la mancanza di componentistica e crisi delle catene produttive mondiali? I fantasmi del 1973 a 49 anni di distanza possono rimaterializzarsi?


La crisi energetica del 1973, che vide il brusco aumento del prezzo del petrolio, fu innescata dalla guerra  nell’ottobre di quell’anno che contrappose Egitto e Siria da una parte e Israele dall’altra. Per ritorsione i paesi arabi aderenti all'OPEC decisero di sostenere i due paesi arabi coinvolti tramite robusti aumenti del prezzo del barile ed embargo nei confronti dei paesi filo-israeliani e quindi l’Occidente. Le misure portarono velocemente ad una impennata dei prezzi del petrolio e ad una repentina interruzione del flusso dell'approvvigionamento del greggio verso le nazioni importatrici, tra cui l’Italia.

Le conseguenze economiche del 1973: l’austerity.
Pesanti furono le conseguenze economiche e tutto l’Occidente, per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale, si trovò costretto ad attuare una politica di riduzione dei consumi e razionalizzazione di beni primari quali per esempio la benzina ai distributori. La crisi innescata portò ad affrontare il problema del risparmio energetico e della diversificazione degli approvvigionamenti energetici. Un forte interesse verso nuove fonti di energia alternative al greggio, come il gas naturale e l'energia ricavata dal nucleare, per cercare di ridurre l'uso dell’oro nero e quindi anche la dipendenza energetica dai paesi produttori. Iniziò a prendere forma la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta.

E per il 2022 cosa ci aspetta?
Oggi nel 2022 gli scenari ad un attento osservatore possono sembrare simili, con i costi del petrolio in crescita dall’inizio dell’anno di oltre il 20% e con il prezzo del gas naturale fuori controllo. Sarà la disputa tra Ucraina e Russia il potenziale detonatore come fu la guerra del Kippur nel 1973? Sarà anche in questo caso una crisi, spinta fortemente anche dalla speculazione successiva alla ripresa post Covid, a rendere i paesi vulnerabili come l’Italia finalmente consapevoli di non poter procrastinare ulteriormente un piano energetico nazionale credibile, a lungo termine e senza ideologismi a condizionarlo ?

L’elettrificazione di massa ed in particolare il passaggio totale ai veicoli elettrici sono sostenibili nel lungo termine ?
Come dopo il 1973 l’Occidente si rese conto di essere dipendente dai paesi produttori del petrolio, la dipendenza in qualche modo simile dai paesi detentori di risorse quali i minerali per la creazione delle batterie e motori elettrici dovrà essere affrontata. Già viviamo i primi segnali di pesante criticità con la mancanza di semiconduttori e chip la cui costruzione è concentrata in larga parte lontana dall’Occidente, e per il costo del rame, che operatori ed esperti ipotizzano nel tempo aumenti con costi insostenibili dal mercato.

Le energie rinnovabili da sole e le criticità ad esse connesse, come le problematiche di storage e di continuità produttiva in particolare, sono sostenibili nel lungo termine ?
L’energia prodotta dal fotovoltaico, eolico, idroelettrico ci permetterà di sopperire alla mancanza delle tradizionali fonti fossili di approvvigionamento energetico ? In quanto tempo , anche per ridurre le emissioni ed arrivare a una transizione green totale, riuscirà la tecnologia a superare ostacoli oggettivi? Domande a cui nessuno è ancora in grado di dare risposte.

L’impatto sulle aziende e sulla produzione industriale già nel finale del 2021 ed inizio 2022 è pesante.
Settori industriali energivori quali siderurgico, cartario, ceramico stanno subendo incrementi insostenibili dei costi di produzione che in taluni casi hanno portato o porteranno a fermare gli stabilimenti e le produzioni. L’incremento subito dalle aziende, che si è concretizzato in bollette energetiche fuori controllo, è ormai arrivato direttamente al consumatore e materializzato in un’inflazione a livelli che ricordano gli anni 70 ed 80. 

 


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