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La carenza di semiconduttori, chip e componenti elettronici. Analizziamo le cause.

La mancanza di componenti elettronici e l'attuale difficoltà nel reperimento di materiali parte da lontano e proviamo ad analizzare oggettivamente le cause.


Il Covid-19 e le trasformazioni dello Status quo.

Il 2020 ha visto un rallentamento dell’attività produttiva a causa del Covid. Le fabbriche, causa le restrizioni e il lockdown, hanno ridotto l’output; la richiesta è scesa fortemente con minimi di magazzino e conseguente riduzione delle scorte.

Il Covid stesso ha cambiato inoltre lo stile di vita di parecchi lavoratori e studenti. Un utilizzo notevole di strumenti flessibili quali smart working e didattica a distanza hanno portato a un fortissimo aumento della richiesta di PC portatili, Webcam per video conferenze, tablet, stampanti. Il lockdown forzato, con conseguente limitazione degli spostamenti e della vita sociale, ha incrementato inoltre la richiesta di dispositivi elettronici per uso domestico, soprattutto console per videogiochi e televisori.

Sono inoltre in atto trend tecnologici che hanno fatto aumentare ulteriormente la richiesta di componentistica elettronica e chip sempre più performanti. Il passaggio a nuove tecnologie come il 5G e la richiesta sempre maggiore di dati video ad alte prestazioni sta portando ad aggiornare le tecnologie di produzione, così come l’aumento delle tecnologie di Intelligenza Artificiale.

Il numero di processori e chip impiegati nel settore auto, sia di tipo tradizionale e ancor più per auto elettrica, è in fortissima crescita considerando i controlli sempre più integrati, navigatori, guida assistita e dispositivi per connessione smartphone.
 

Altri eventi occasionali ed imprevisti.

All’emergenza pandemica si sono aggiunti altri fattori imprevisti. Le pessime condizioni meteo nel febbraio 2021 negli Stati Uniti e Messico, ad esempio, hanno messo in ginocchio in modo particolare la produzione di schede elettroniche per il settore auto  americano. Nella zona del Texas e nel Nord del Messico ci sono diversi assemblatori di schede elettroniche per gli stabilimenti americani. Questo ha portato i produttori americani a rivolgersi altrove per gli approvvigionamenti.

Un pesante incendio presso il produttore giapponese Renesas Electronics, fornitore in particolare del settore automobilistico, nel marzo 2021 ha ridotto ulteriormente output di chip.

Un altro evento occasionale che ha portato a grosse problematiche sul fronte della logistica è stato il caso della portacontainer Ever Given che ha bloccato il Canale di Suez, principale via di comunicazione per mare tra Asia ed Europa, scatenando il caos nella logistica internazionale e causando ulteriori ritardi.
 

Il settore auto.

Il settore auto ha inciso notevolmente in questa situazione perché in previsione del calo della domanda inevitabile con i lockdown, quasi tutte le case automobilistiche nel 2020 hanno tagliato piani di produzione e ordini di processori. La domanda di auto è calata, ma non crollata, e visto che per ridurre il più possibile i costi della logistica si è cercato di avere il magazzino vuoto applicando la formula “just in time” che pre-Covid ha regolarmente permesso gli approvvigionamenti, la carenza ha portato a un effetto a catena, a maggior ragione per l’auto elettrica, dove il numero di semiconduttori, chip e componenti elettronici in generale in media è doppio rispetto alle vetture tradizionali.
 

Quando si tornerà alla normalità?

Ci vorrà ancora tempo prima che la situazione lentamente possa tornare alla normalità, anche considerando quanto l’industria dell’auto e tante altre, dipendono in gran parte dalla produzione situata in estremo Oriente, una strategia che certo permette di ridurre i costi, ma che portata all’estremo ha amplificato la dipendenza dall’estero. In tutti gli Stati Uniti viene prodotto solo il 12% dei chip al mondo, contro il 37% di trent’anni fa, e la sola TSMC, taiwanese, da sola vale più della metà del mercato.

Il maggior produttore mondiale di chip è oggi infatti TSMC a Taiwan, zona per altro soggetta a limitazioni e tensioni geopolitiche da parte del governo cinese.

Il mercato dei chip è controllato da pochi produttori (In Asia TSMC e SAMSUNG in particolare, Intel negli Usa) in quanto è un mercato con forti barriere all’ingresso richiedendo grossi investimenti. Un nuovo stabilimento di produzione microprocessori richiede mediamente 12-18 mesi per l'avviamento e investimenti di miliardi di dollari.

Oltre ai fattori di produzione, concentrata in pochi grossi player, si è aggiunto il problema logistico, visto che una netta maggioranza dei processori a livello mondiale viene prodotta a Taiwan e da lì smistata in tutto il mondo. Si sono dilatati i tempi, con container che mancano, ritardi nello sdoganamento ai porti e conseguenti notifiche di consegna rinviata, con una crescita per contro degli ordini elevatissima negli ultimi mesi, con le supply chain che hanno dovuto fare i conti con un volume di beni da trasportare impensabile in tempi pre-pandemia.

Per ulteriori dettagli potete consultare:

https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-03-20/fire-and-ice-aggravate-chip-supply-headache-for-car-industry?srnd=economics-vp

https://www.bloomberg.com/news/articles/2021-02-17/the-world-is-short-of-computer-chips-here-s-why-quicktake

https://www.bloomberg.com/news/videos/2021-03-29/explain-this-global-computer-chip-shortages-video

Fonte www.bloomberg.com

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Scrivi a: info@mengolisrl.it

 


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